L'impossibile amore dell'incantevole Sophia, la bontà superiore del signor Allworthy, la nequizia di Blifil, le urla e il gergo venatorio dello squire Western, la saccenteria cortigiana della zia diplomatica, le dispute senza fine dei due precettori, il troppo latino e la smaccata credulità dell'immortale Partridge: il lettore che ha già preso contatto, nel primo volume della storia di Tom Jones, col mondo colorito di questi personaggi, li ritroverà tutti, con l'aggiunta di molti altri, a far corona qui al protagonista che si appresta ad affrontare i momenti più burrascosi della sua vicenda. Sullo sfondo chiassoso e vociante di pittoresche locande, con il concorso di osti e ostesse non meno pittoreschi, il romanzo tende ad assumere ora una tinta più sanguigna, quasi picaresca, che trova il suo suggello nella descrizione delle mille attrattive e insidie della città di Londra. Qui il gran mondo tende al signor Jones tremendi agguati: come pericolosamente egli si avvicina ormai a quella forca che tanti giudiziosi personaggi hanno previsto come sua ultima meta! La sua sconsideratezza giovanile minaccia di portarlo alla rovina; ma con arguzia sottile l'autore ci avverte di non essere disposto a invocare forze soprannaturali in aiuto del suo personaggio. Non sarà dunque un deus ex machina a togliere dagli impicci Tom Jones; né potrebbe essere altrimenti, per chi ben a ragione poté essere definito "il primo eroe moderno del primo romanzo moderno".