Il 5 marzo 1571 papa Pio V crea l'Indice dei libri proibiti. Liste di libri proibiti erano già state emesse in precedenza, ma da questo momneto esse divennero una consuetudine codificata, che la Chiesa portò avanti fino al Novecento. Negli ultimi vent'anni lo studio della censura si è spostato dalle opere proibite all'analisi della struttura censoria.
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Più che agli scritti e agli autori vietati, l'interesse si è rivolto verso una storia istituzionale che permettesse di comprendere l'effettivo funzionamento dei sistemi di controllo della circolazione libraria. Mentre i grandi studi del Novecento seguiti a quelli pionieri di Franz Reusch avevano come centro i perseguitati, gli eretici, oggi l'attenzione si è spostata sul tribunale, sul suo funzionamento, i suoi membri, sulla sua strutturazione nel territorio. Questo libro tratta la storia degli Indici dei Libri proibiti in un arco cronologico piuttosto trascurato, tra il 1596, l'anno dell'Indice Clementino, e il 1758, quando venne pubblicato l'Indice di Benedetto XIV. Scopo della ricerca è capire quale era la volontà che guidava la stesura di un Indice, chi se ne occupava e in che modo il dibattito interno ai religiosi poteva modificarne la struttura. Una bibliografia delle edizioni costituisce un'ampia appendice al saggio.