Ann Beattie, autrice di culto negli Stati Uniti e capofila della corrente minimalista, è tuttora considerata una delle più grandi maestre della short story americana.
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“Gelide scene d'inverno”, il romanzo con cui esordì nel 1976, racconta la storia del giovane Charles, impiegato in un ufficio statale, ossessivamente innamorato di Laura - la donna con cui ha avuto una storia ma che ha preferito tornare al quotidiano ménage col marito - e circondato da una famiglia disfunzionale (la madre squilibrata, il patrigno pieno di buone intenzioni ma irrecuperabilmente mediocre): è il ritratto di un'America disillusa, che ha visto svanire l'ebbrezza visionaria degli anni Sessanta e di Woodstock e deve fare i conti con la propria desolata normalità. Un “Grande freddo” senza concessioni al romanticismo, una scrittura penetrante e non priva di ironia capace di dipingere un'epoca e una situazione sociale che a distanza di quarant'anni mantengono intatta la propria forza di suggestione: l'inverno americano della Beattie è innanzitutto, per qualunque lettore, un luogo dell'anima.