LEVI Da piccolo adoravo la pioggia. Mi piaceva correre per strada e saltare nelle pozzanghere, schizzando dappertutto. Quando c’erano lampi e tuoni, me ne stavo rannicchiato sul davanzale a guardare fuori, con il naso premuto contro il vetro. Contavo i secondi che trascorrevano prima di ogni fragore per capire quanto fosse lontano il temporale.
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Mentre tutti gli altri a scuola scarabocchiavano soli sorridenti o limpidi cieli azzurri, io disegnavo la pioggia. E ogni volta che portavo a casa i miei capolavori, mamma mi faceva il terzo grado: io glieli mostravo tutto felice e fiero di ciò che avevo fatto, e non capivo perché mi ripetesse di disegnare il sole. A me piaceva la pioggia. Ero convinto che tutti l’adorassero. Continuavo a disegnare persone sorridenti, con un temporale sullo sfondo. Volevo che fossero felici come me, ed era la pioggia a rendermi felice.