Ho voluto offrire, in quest'antologia, una rosa di storie ehc con le mie stesse mani ho raccolto nel variopinto giardino del folklore turco. Non mi sono servito di libri, dal momento che la Turchia non è terra di lettere, e non esiste nessun libro de! genere; ma, quale attento ascoltatore dei cantastorie, mi sono messo a trascriverli.
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Sono le storie che si possono udire ogni giorno, nei pressi di Stamboul, nelle casette sgangherate che formano questo quartiere di Costantmopoli essenzialmente turco, e che le donne del luogo, intorno al focolare, raccontano ai bambini o alle amiche. Le fiabe turche sono come il cristallo, che riverbera i raggi del sole in una miriade di fulgidi colori; limpide come il ciclo sereno; trasparenti come la rugiada su un bocciolo di rosa. In breve, le fiabe turche non sono Le Mille e una notte. Sono, piuttosto, / Mille e un giorno». Con queste parole l'erudito e folklorista ungherese Ignàcz Kùnos dava alle stampe le fiabe raccolte nel corso dei suoi viaggi attraverso TAnatolia. Sulk scia della grande riscoperta della tradizione orale, che da oltre un secolo imperversava da un capo all'altro dell'Europa, Kùnos decise di consegnare alla scrittura, e quindi alla posterità, il patrimonio favolìstico popolare di una cruciale terra di confine tra Oriente e Occidente. E affinchè la circolazione di queste fiabe fosse la più ampia possibile, scelse di trascriverle e pubblicarle in lingua inglese. Da allora, mai queste storie hanno raggiunto il pubblico italiano. Padiscià, sultane, visir, animali parlanti, draghi, mostri a tre teste, e poi ancora spiritelli buoni e dev crudeli: sono questi i mirabolanti protagonisti delle fiabe di Kùnos. Ogni dettaglio - turbanti, fez, narghilè, babbucce, esseri immaginar! e grotteschi - ne svela l'origine orientale; ma le gesta eroiche di principi valorosi, quelle picaresche dello sciocco del villaggio, i giganti, i cavalli alati, 1 tornei e le giostre, tutto questo richiama a ogni pagina il folklore dei popoli europei. Una raccolta dalla ricchezza immaginifica senza pari, dunque, cui si addice la preziosa e rara veste grafica originaria concepita da Pogàny e qui fedelmente riprodotta: il formato in quarto, la bicromia degli elementi illustrativi, i dettagli floreali o calligrafici producono sulla pagina il miracolo di un equilibrio tra testi e immagini di rara efficacia.