A distanza di quasi cinquant'anni dall'uscita, Accattone sembra non aver perso nulla della sua carica eversiva. Lo si può guardare come un'aspra denuncia delle condizioni di vita dei sottoproletari romani o come lo straordinario documento antropologico di un passato che ancora si proietta nel presente.
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Lo scenario della periferia, infatti, accoglie continuamente nuove figure di emarginati. Ma al di là della dimensione politica e sociologica, la forza del film risiede soprattutto nella sua prospettiva estetica. Accattone è la folgorante invenzione di uno stile che infrange le regole della bella scrittura cinematografica e i consueti canoni neorealisti di rappresentazione della povertà. I suoi delinquenti pieni di innocenza non hanno speranze di redenzione sociale o religiosa, sono tragici eroi dell'impotenza e del nichilismo. Il loro unico riscatto è affidato alla trasfigurazione mitica dello sguardo pasoliano.