Sembra contraddittorio parlare di voyeurismo nel mondo del tatto. Ma è proprio questa contraddittorietà che stimola la ricerca di un nuovo modo, non tanto di intendere l'arte, quanto di fruirne.
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Come un voyeur, lo spettatore indugia sul particolare senza necessariamente cogliere l'insieme, lascia che i suoi sensi si eccitino in modo differenziato e interessato, prosegue a tentoni, senza meta, si perde e non necessariamente si ritrova eppure tenta di mantenere un ricordo possessivo, ossessivo, non comparativo dell'opera. E una fruizione aberrante? Forse. Ma è una fruizione che certa arte impone. Il percorso che qui si propone ha le sue radici nel Settecento e nel problema di Molyneux, intrecciando percorsi diversificati, ma uniti da una ricerca prima di tutto percettologica e quindi estetica.
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