Il procedimento di questo lavoro, dichiarato a partire dal titolo, è quello di un’indagine cronologica e critica dei presupposti culturali che dalla filologia alessandrina e pergamena, attraverso lo sviluppo dell’indagine grammaticale prevarroniana, portarono alla costituzione di un testo critico delle commedie di Plauto. L’ipotesi teorica dell’esistenza nel II sec. a.C.
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di un’ipoedizione comprendente un numero imprecisabile di fabulae appare concretamente rilevabile grazie alle frequenti attestazioni indirette che la presuppongono: dopo vicissitudini varie, tra cui fondamentale fu l’assestarsi del canone cosiddetto varroniano, comprendente 21 commedie sicuramente connesse con la paternità autoriale, e dopo almeno un’altra edizione di epoca adrianeo-antonina, il testo di Plauto sfociò nella tradizione manoscritta AP. I vari plessi di questo percorso ecdotico, dal II sec. a.C. al IV sec. d.C., sono analizzati in dettaglio, a partire dai glossografi pre-varroniani fino a Carisio, e corredati dallo studio analitico dei resti di Bacchides: della commedia andò perduta, in una fase presumibilmente vicina all’archetipo, l’intera scena iniziale, tuttavia parzialmente integrabile e ricostruibile dai testimonia che ebbero accesso a una redazione integra pre-archetipale, forse proveniente dall’antichissima edizione. Un excursus finale sul tipo del parasito in due commedie pretervarroniane si sostanzia di numerosi confronti con la storia del genere e di esempi dagli autori comici greci, in modo da fornire coordinate utili per collegare i modelli originali con le riprese romane. In ultima posizione un lusus ecdotico, con una brevissima storia delle edizioni moderne, limitate ai frammenti dalle commedie non varroniane.